(intervista rilasciata ad isernianews.it)
Acqua bene pubblico: sull’istituzione dell’Egam, l’Ente di Governo dell’Ambito del Molise per i servizi idrici, Vincenzo Niro non molla. E dopo aver sollevato un polverone in commissione, si prepara a dare battaglia in Consiglio regionale, nella seduta convocata per il 3 marzo per discutere la proposta di legge di iniziativa della Giunta. Un passaggio in aula, dopo che il Tar Molise ha stabilito che la competenza a decidere sull’argomento è dell’assemblea di Palazzo D’Aimmo e non dell’esecutivo regionale.
“Se la proposta di legge arriva così com’è approdata in commissione io non la voto – ha anticipato Niro - non voglio essere responsabile di causare un danno alla collettività, perché sappiamo tutti che se oggi l’acqua ha un costo, con l’istituzione dell’Egam ne avrà un altro, di certo maggiorato. E poi ci sono tutta una serie di aspetti, che non sono stati toccati dal Tar Molise, che accogliendo il ricorso dei sindaci ha sancito soltanto la competenza del Consiglio regionale”.
Lei ha parlato di questione giuridica e procedurale.
“Questo è l’aspetto fondamentale. Allegato alla proposta di legge c’è un fascicolo di una pagina e mezzo, un documento incompleto redatto dai super consulenti della Regione. Una relazione che non chiarisce alcuni aspetti essenziali, in particolare quelli legati alla partecipazione dei Comuni, che oltre al via libera del Consiglio comunale devono allegare il parere tecnico della Ragioneria, anche in relazione alle spese da sostenere”.
Però le ultime disposizioni legislative, ed in particolare il decreto 152, obbligano all’istituzione di un ente di governo e di un soggetto unico che si occupi della gestione del servizio idrico.
“Certo, ma la Regione deve avere un ruolo di indirizzo e consulenza. Invece sta andando oltre, anche stabilendo l’adesione obbligatoria dei Comuni. Se un gruppo di sindaci o anche di consiglieri di minoranza impugna l’atto, diventa nullo tutto il pacchetto. Insomma, ci sono molte cose da rivedere. Per questo ho sollevato il caso in commissione e per questo presenterò una serie di emendamenti, oltre a quelli che ho già inoltrato. Per me la proposta, oltre che illegittima, è anche incompleta”.
Poi c’è la questione dell’Arsarp, l’Agenzia regionale per lo sviluppo agricolo. In particolare lei ha contestato la nomina dell’amministratore unico.
“Quando nel 2015 si è votata la legge istitutiva dell’Arsarp, da presidente del Consiglio, quale ero all’epoca, mi sono astenuto dal votarla in virtù del mio ruolo di rappresentante della maggioranza e dell’opposizione. Ma quello che io non condivido, in maniera particolare, è la figura dell’amministratore unico, un organo monocratico che risponde solo alla Giunta. Io ho proposto di modificare questa figura con l’istituzione di un collegio, con costi anche inferiori”.
Nella seduta in cui è stato votato il bilancio di previsione lei ha detto che quello sarebbe stato il suo ultimo voto favorevole “per spirito di maggioranza”. Ma lei si sente ancora di far parte di questa maggioranza?
“Sono in maggioranza, ma chiedo di essere rispettato per il contributo che ho fornito prima delle elezioni, che hanno portato alla vittoria di un presidente e di una maggioranza che peraltro non è la stessa di 4 anni fa. Visto che ci sono alcuni consiglieri che hanno preso le distanze da quello schieramento e giovanotti che invece sono subentrati e da cui tocca anche sentire delle prediche. Ma mi sento libero di decidere, di essere critico sui provvedimenti che non mi convincono e sui quali non vengo coinvolto”.
Ma non è che non ha digerito la mancata nomina ad assessore? Lei ha rivendicato un posto nell’esecutivo in base alla famosa ‘carta scritta’, il documento nel quale il presidente Frattura si impegnava a nominarla assessore in cambio del suo sostegno in campagna elettorale?
“Non è certo per quello, anche se si tratta di una promessa non mantenuta. Così come, lo ripeto, non posso non tener conto che è cambiata la maggioranza. Non sono tenuto a votare per spirito di squadra, ma sui provvedimenti che ritengo utili”.
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